Ritornano i riti della Settimana Santa nel nostro paese



GIUSEPPE FERRANTELLO, 2C.

Dopo due anni di assenza causati dall’emergenza Covid-19, ritornano i Riti della Settimana Santa a Corleone. Dalla Domenica delle Palme fino alla sera di Pasqua, Corleone partecipa alla liturgia con la rievocazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e, nel pomeriggio, la solenne Via Crucis per le strade del Paese.

Il Venerdì Santo cominciava con i mortaretti che esplodevano ogni quarto d’ora sulla montagna Corleonese, ma per non creare disagi alle famiglie ucraine si è deciso di non usarli.

Il sole è già alto quando sul sagrato della Matrice giungono i confrati. Quando varcano la soglia del portone laterale, in chiesa tutto è già pronto per la solenne liturgia “In Passione Domini”. Con la celebrazione liturgica della Passione la Chiesa intera rivive, nella fede, la morte del Cristo suo Signore. La lettura, a voci alterne, del cosiddetto ‘Passio’ è toccante e coinvolge i cuori. Tutti si alzano quando dal fondo della navata appaiono i sacerdoti che conducono il simulacro del Cristo coperto da un panno viola.

Piano piano, l’effigie del Cristo in Croce viene liberata dal panno. Inizia così la processione silenziosa dei fedeli, sacerdoti e confrati si prostrano a baciare piedi del Crocifisso ‘della Catena’, accompagnati da canti penitenziali e inni alla Croce. Un tamburo scordato avvolto in un panno nero, comincia a rullare, la processione è aperta dalle croci penitenziali illuminate da due fanali. Seguono le compagnie, i numerosi membri delle confraternite ‘Bianche’. 

Il loro nome deriva dal colore del cosiddetto cammìsu, il lungo camice di lino indossato dai “fratelli”, che hanno il capo coperto da un cappuccio la cui estremità superiore è pieghettata a ventaglio. Il diverso colore della mantella distingue le confraternite e serve anche a creare uno spirito di fratellanza che annulla le differenze sociali dei membri. 

Tre ragazzini, fra i confrati più piccoli, portano sui vassoi d'argento l'occorrente perché ancora una volta venga eseguita la condanna a morte di Cristo. Sul primo vassoio tre lunghi ed acuminati chiodi di ferro, sul secondo martelli e tenaglia, sul terzo la corona di spine.

Il simulacro del Cristo, adagiato su un lenzuolo bianco, viene condotto verso il luogo della crocifissione dai sacerdoti. La processione si incammina verso il monte Calvario, dopo aver percorso le strade della zona più antica della città. I fedeli giungono alla sommità del colle, la statua del Cristo viene appesa al patibolo e inchiodata da tre sacerdoti. Alcuni Confrati a turno rimangono a guardia ai piedi della croce, da questo momento, e fino a quando il Cristo non sarà deposto, ininterrotto sarà il commosso pellegrinaggio dei fedeli e delle Confraternite al Calvario per rendere omaggio al Cristo crocifisso. Alle 4 del pomeriggio, un ripetuto sparo di mortaretti ricorda che in quell’ora Cristo morì.

 


Cristo, ormai morto, viene deposto dalla Croce. Il Cristo viene deposto da due confrati e adagiato di nuovo sul lenzuolo per riportarlo a valle. Il lenzuolo bianco, viene portato a valle questa volta dai confrati di tutte le Compagnie, percorrendo al contrario l’itinerario fatto di giorno. Dal Calvario ci si ferma nella piazzetta dove si trovano le due chiese dell'Addolorata e di Santo Nicolò. In quest'ultima viene lasciato il Cristo deposto e viene prelevata l'urna, che contiene un'altra statua del Cristo morto da portare in processione.

Tutto è pronto per la lunga processione. E’ già sera quando i fedeli si avviano alla processione è aperta sempre da una delle croci penitenziali con i fanali e dal tamburo scordato avvolto nel drappo nero e dai devoti, che si dispongono su due file e recano in mano i ceri accesi. Alcuni sono a piedi scalzi per grazia chiesta o già ricevuta. 

 


Quando la statua della Madonna esce dalla sua chiesetta si ferma sul ponte che scavalca l'affluente del Belice. Per ore, la processione, seguita da una moltitudine di fedeli mai stanchi, andrà su e giù per le vie di Corleone toccando tutti i quartieri, percorrendo le nuove larghe strade e le strette vie del centro storico.


 

La processione si conclude quando è già passata la mezzanotte. Il simulacro del Cristo rientra all'Oratorio dei Bianchi. Qui viene lasciata l'urna del Cristo morto, mentre la processione continua fino a raggiungere la chiesa dell'Addolorata, il volto delle Serve di Maria, che, conclusa la loro processione, attendono l’arrivo dell’Addolorata. Così anche il simulacro dell’Addolorata può rientrare nella chiesa da dove era uscito.


La processione non si è però ancora conclusa. Dalla chiesetta di Santo Nicolò viene infatti ripreso il Cristo che era stato in croce, adagiato nel suo lenzuolo, per fare ritorno a casa. Qui il Cristo riceve da fedeli e confrati il bacio sui piedi e sulle ginocchia.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il 23 maggio approda anche al Laboratorio della Legalità

Un albero per il futuro

La Domenica di Pasqua a Corleone